giovedì 29 marzo 2012

LE VOCALI

LE VOCALI



Sono cinque: a, e, i, o, u e corrispondono ai suoni formati con la più semplice emissione della voce. 
Di queste, la vocale a ha sempre suono largo o aperto; i e u hanno sempre suono stretto o chiuso. 
Le altre due vocali, e ed o hanno un duplice suono: largo e stretto. In alcuni vocabolari il suono stretto viene segnato con l'accento acuto e quello largo con l'accento grave: ad esempio, struménto, pèste; dolóre, còrso. 

Benché non si possa dare una regola sicura, indichiamo alcuni casi in cui la e e la o hanno suono largo o stretto. 
La e e la o hanno sempre suono stretto quando su di esse non cade l'accento. 

Solitamente la e ha suono largo:
  • al termine di un nome proprio o comune di origine straniera: ad esempio, Mosè, caffè, canapè;
  • nei diminutivi (?) in -ello. -ella: ad esempio, donzèlla, monèllo;
  • nei participi e negli aggettivi in -ente: ad esempio, presènte, fulgènte, valènte;
  • nei vocaboli che terminano in -endo, -endaorrèndo, vicènda, faccènda;
  • nei vocaboli che terminano in -ensecastènse, forènse;
  • nei nomi che terminano in -enzapartènza, assènza, sapiènza;
  • nei vocaboli terminanti in -estra, -estrefinèstra, ginèstra, terrèstre, campèstre;
  • nei numeralisèi, sètte, dièci, tèrzo, sèsto, ventèsimo, bimèstre, biènnio; fanno eccezione i numerali tré, trédici, sédici, vénti, trénta, nei quali la eha suono stretto;
  • quasi sempre nel dittongo iechièsa, barbière, pasticcière, salumière, piède.

La e ha suono stretto:
  • al termine dei nomi comuni tronchi di una sola sillaba: ad esempio, fé, ré, mé, té, sé; ma si deve dire  intesa come la nota bevanda (la formathè viene definita errata nel vocabolario del Palazzi), perché è nome di origine straniera;
  • nei diminutivi in -étto, -éttaométto, casétta, fanciullétto, fanciullétta;
  • nei vocaboli terminanti in -éntoornaménto, torménto;
  • nei nomi che terminano in -éficeoréfice, pontéfice, carnéfice;
  • nei nomi e negli aggettivi che terminano in -ésemarchése, paése, maggése, cortése;
  • nei vocaboli in éssaostéssa, méssa;
  • nei nomi terminanti in -éto, -éta, -ézzafruttéto, monéta, pinéta, carézza, bellézza;
  • negli avverbi (?) in -méntealtaménte, socialménte, teneraménte;
  • negli aggettivi in -évolescorrévole, caritatévole, piacévole;
  • negli infiniti dei verbi in -ére appartenenti alla seconda coniugazionetenére, temére;
  • nelle voci composte con cheperché, poiché, sicché, affinché, giacché, ecc.

La o ha suono largo:
  • nei nomi propri o comuni tronchi d'origine italiana: ad esempio, Bernabò, Angiò, rococò, falò;
  • nei vocaboli terminanti in -òlo, -òlagiaggiòlo, paròla;
  • nelle terminazioni in -òrioostensòrio, oratòrio, dormitòrio;
  • nelle terminazioni in -òtto, -òttagiovanòtto, grassòtto, ragazzòtta;
  • nelle terminazioni in -uòlo e in genere nel dittongo figliuòlo, fagiuòlo, nuòvo, ruòta;
  • nei numeraliòtto, nòve, nòno, anche in composizione: ad esempio, trentanòve, ventesimonòno, trentòtto;
  • nelle terminazioni in -occio, -occhiobambòccio, malòcchio.

La o ha suono stretto:
  • nei pronomi (?): nói, vói, lóro, colóro, costóro;
  • nei vocaboli in -óio: ad esempio, frantóio, corridóio;
  • nei vocaboli in -óne, sióne, ziónecoróne, visióne, azióne, commozióne, ecc.
  • nei vocaboli in -óre, -óra, -sóre, -tóresignóre, signóra, vigóre, confessóre, osservatóre, traditóre;
  • nei vocaboli in -ósoanimóso, pensóso;
  • nella terminazione in -óndotremebóndo, cogitabóndo;
  • nella terminazione in -óceferóce, atróce.

Pronunciare esattamente la e e la o, larghe o strette a seconda dei casi, è importante perché nella lingua italiana alcuni vocaboli, composti dalle stesse lettere e detti omonimi, cambiano significato in base al suono largo o stretto di queste vocali. 

Nessun commento:

LinkWithin

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...