Cinema Italiano

Il cinema italiano oggi.
Lo stato attuale del cinema italiano non è quello di una crisi, al contrario due tra i migliori film dell’attuale stagione sono stati, a mio giudizio, The Dreamers di Bertolucci e Buongiorno, notte di Bellocchio; ma si tratta purtuttavia della “vecchia guardia”, ed allo stesso modo anche le recenti opere di Ermanno Olmi sono davvero ottime. Il valore di questi autori non si discute, ma qui dobbiamo andare alla caccia di qualche indizio che mostri una possibilità, un segnale che permetta, ai giovani autori che si affacciano per la prima volta sulla scena cinematografica, la fuoriuscita dalla dicotomia imperante nel cinema italiano d’oggi, con da una parte la commedia che, spesso, se fracassona e paratelevisiva fa sfaceli al botteghino, se un poco più intelligente, vedi Virzì, ottiene solo incassi sufficienti; e dall’altra, il cinema d’autore che si vede solo nei cineforum (almeno nelle città di provincia è così, ve l’assicuro!).
Gli indizi positivi in realtà non mancano, non è retorica, i film italiani recenti parlano da soli, lo sa chi ha visto Respiro, L’imbalsamatore, Il miracolo, Figli-Hijos. E poi chi non ricorda con piacere la Roberta Torre di Tano da morire, e poi Corsicato e Martone, ma anche Calopresti, Mazzacurati…
E allora? Allora provate a fare un sondaggio: chiedete ad un campione di persone quanti conoscono Bertolucci e quanti, chessò, Soldini? Bè, si dirà, il secondo è troppo giovane… ma anche Tarantino lo è, e Burton, e molti li hanno quantomeno sentiti nominare. Tornando a Silvio Soldini, per me il migliore regista italiano di oggi, anch’egli rappresenta a pieno l’anomalia italiana del “o commedia o morte”, ed a testimoniarlo c’è il successo di Pane e tulipani; si badi, un film garbato e piacevole, nello stile e con le tematiche tipiche dell’autore e non una concessione al pubblico di bocca buona (ma recuperatevi assolutamente Un’anima divisa in due ed anche l’ultimo, bello e impossibile – aver visto facilmente nelle sale – Brucio nel vento). Per intenderci, la qualità non manca in molti recenti prodotti, ma mancano quasi totalmente di visibilità.
Probabilmente l’anomalia più grande è rappresentata dal fenomeno Muccino, e qui urge una precisazione. Muccino è autore originale e moderno, che ha realizzato almeno un più che dignitoso film, Come te nessuno mai, mentre con i blockbusters nostrani L’ultimo bacio e Ricordati di me si è ripetuto nello stile visivo ed ha banalizzato l’approccio alle storie ed alla caratterizzazione dei personaggi, cadendo in luoghi comuni abbastanza clamorosi. Ma almeno si è fatto conoscere, ed il successo è giunto anche per una certa attenzione ai meccanismi del racconto, ben oliati e sapientemente utilizzati per emozionare il pubblico, incalzato continuamente, anche, va detto, con un uso del montaggio veloce ma che non annulla la visione, non degrada in estetica da videoclip, e nemmeno si rifà ai modelli televisivi. Certo, assumere Muccino come punto di riferimento non è il massimo, del resto lui pretende di essere un Autore ed in questo ricade nell’anomalia nazionale già descritta sopra. E non voglio nemmeno rivendicare una conquista del pubblico a suon di banalità e luoghi comuni, ma la strada intrapresa potrebbe essere quella giusta, se seguita da registi più talentuosi (ma ripeto, Muccino ha del talento, in parte inespresso) potrebbe dare risultati più che discreti. Ozpetek ci è riuscito con Le fate ignoranti, e si è ripetuto nella Finestra di fronte, ma il vero squillo di tamburi lo ha dato Marco Tullio Giordana, già ottimo autore de I cento passi e di Pasolini-un delitto italiano, film dal sicuro e dichiarato impegno che coniugavano riflessione, capacità di emozionare e di coinvolgere, ed ora esploso con il fenomeno La meglio gioventù. L’importanza dell’opera è fondamentale, non certo perché il film sia un capolavoro, anzi a mio modo di vedere è stato ampiamente sopravvalutato, soprattutto nel secondo atto, in parte perchè  anche lui come Muccino scade nel luogo comune; il difetto più evidente è però la matrice televisiva che sottrae al film lo spessore visivo delle precedenti opere dell’autore. Eppure se un film decisamente ben scritto, che percorre la storia recente della Penisola con intenti certo ambiziosi ma risultati comunque godibili, e che era stato inizialmente boicottato per poi finire addirittura a Cannes ed avere un buon riscontro di pubblico, è stato girato per la televisione, una riflessione si impone. E’ su questi progetti che bisogna puntare, se il film fosse stato girato per il grande schermo avremmo avuto un risultato ben migliore in termini qualitativi, e probabilmente anche in termini di successo commerciale.
Dunque ciò che qui si auspica è il ritorno ad un cinema medio, fatto di onesto professionismo ma soprattutto di grande coinvolgimento emotivo, di storie intense e di personaggi nei quali identificarsi, magari con un poco più di attenzione per la storia e la cultura del nostro Paese, come ha fatto Giordana, ma senza paura di attingere ai meccanismi della narrazione presenti in altre cinematografie, come quella americana che sicuramente ha una marcia in più dal punto di vista del coinvolgimento emotivo anche di grandi masse di pubblico; dopo tutto il cinema deve farci sognare, o no? Non cadere nei luoghi comuni e nell’estetica da piccolo schermo sono i pericoli da evitare, e se dovessi indicare un modello di casa nostra da assumere quale riferimento, citerei un film recente di Michele Placido, Del perduto amore con Vittoria Mezzogiorno.
Certo, ci teniamo stretti i registi controcorrente, i Paolo Benvenuti, i Franco Piavoli, i Ciprì e Maresco, gli siamo grati per la loro dedizione e per la loro passione che non porterà mai a grandi incassi, ma il pubblico ha bisogno anche di altro. Un mondo nuovo è possibile, basta crederci, nel cinema come nella vita. Se si tornasse poi a produrre nel nostro Paese qualche poliziesco, qualche giallo, qualche western…questo sì sarebbe un sogno che si avvera.

da http://www.centraldocinema.it/recensioni/Mar04/cinema_italiano_oggi.htm  

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