sabato 23 luglio 2011

Una lingua morta? Macché, è viva e vegeta

Parliamo latino senza accorgercene
latinoTante e tante volte, sopraffatti da una versione di greco e o di latino, chiudendo il libro con un tonfo, vi sarete chiesti a cosa serve poi studiare una lingua morta, soprattutto oggi, nel mondo dell'inglese dominante.
Accecati dal disappunto o magari dallo sconforto per una traduzione non riuscita, non vi sarete accorti che noi oggi il latino lo parliamo eccome e persino tutti i giorni.

Ecco perché il latino non è per niente una lingua morta. La lingua degli antichi romani è infatti un tassello importantissimo collocato alle origini dell'italiano e, pur non accorgendocene, spesso nelle nostre frasi quotidiane facciamo riemergere il nostro antenato linguistico.

Qualche esempio?

La parola Referendum, che abbiamo sentito e letto spessissimo negli ultimi mesi, termine di uso comune per chiunque, è in tutto e per tutto una parola latina. La locuzione ad referendum, gerundivo neutro dal verbo referre "riferire", indica proprio l'essere chiamati a riferire il proprio parere su una qualche questione.

Anche quando attaccate un post-it sullo schermo del pc come Promemoria di qualcosa che avete da fare, state pensando in latino. La locuzione pro memoria significa proprio "per ricordare" ed ha preso ad indicare in italiano tutto ciò che serve a questo fine.

Se amate fare le parole crociate sotto l'ombrellone, non vi stupirete di trovare fra tanti giochi anche i cosiddetti Rebus, quegli indovinelli per immagini che, una volta risolti, si traducono in frasi di senso compiuto. Sebbene l'etimologia del termine sia ancora discussa, quel che è certo è che derivi dal sostantivo latino res, "cosa", ad indicare proprio che il messaggio nascosto nella vignetta si esprime non a parole, ma attraverso le cose o meglio le immagini di esse.

Leggendo la cronaca nera sul giornale vi sarà capitato di leggere la frase "l'indiziato non ha un Alibi per l'ora del delitto". Ebbene anche il termine alibi è latino e deriva più precisamente dall'omonimo avverbio che vuol dire appunto "altrove". Avere un alibi per l'ora del delitto significa proprio essere stati altrove mentre questo aveva luogo.

L'espressione Alter ego è infine un altro esempio possibile. Significa precisamente "un altro me stesso" e nei tempi passati identificava una persona che fa le veci di un'altra avendo facoltà di decidere in suo nome. Nel mondo di oggi questa espressione è usata invece più spesso per indicare il nostro altro io virtuale, quello che comunemente chiamiamo anche Avatar e che è alla base di sempre più numerosi giochi di ruolo on line, come l'ormai famoso Second Life.

Il latino all'alba del XXI secolo. L'elenco che ho appena cominciato potrebbe andare avanti ancora per molto, ma ho idea che quanto scritto sia sufficiente a dimostrare che il latino non può essere davvero definito una lingua morta. E' indubbiamente vero che esso non è più parlato nella sua completezza linguistica da alcuna popolazione, ma va riconosciuto che il nostro vocabolario, scritto e parlato, è ancora oggi ricchissimo di parole ed espressioni tratte direttamente da esso.

E poi chi dice che il latino non stia vivendo proprio di questi tempi una vera e propria rinascita?

Se siete curiosi di sapere cosa hanno in comune il Social Network più famoso del momento, Facebook, e l'antica lingua latina, dovrete solo attendere qualche giorno!

da http://www.dubidoo.it/imparare/curiosita/1718.html 

I VERBI MODALI O SERVILI




I verbi potere, dovere e volere sono considerati verbi modali o servili perchè servono all’infinito che di solito li segue aggiungendo un’idea di possibilità, volontà, obbligo o necessità. Anche il verbo sapere quando esprime una capacità ha valore di verbo modale. Questi verbi hanno la caratteristica di essere seguiti da un verbo all’infinito.
Possono essere usati autonomamente, per esempio: voglio un gelato;non ne posso più; mi devi un favore.
Oppure possono precisare il significato del verbo che li segue all’infinito.
 POTERE
Vediamo come si coniuga il presente indicativo di potere:
io
posso
tu
puoi
lui / lei
può
noi
possiamo
voi
potete
loro
possono
 Il verbo potere indica un’idea di possibilità ed è seguito da un verbo all’infinito:
Possiamo mangiare fuori stasera. con questa frase indico la possibilità di mangiare fuori stasera.
Molto frequente è l’uso del verbo potere nelle frasi interrogative:
- Puoi venire al cinema stasera?
- No, non posso venire (ma anche solo: no, non posso)si esprime l’idea dell’impossibilità di andare al cinema, non perchè non lo si vuole, ma perchè non si può.
Si può usare per chiedere qualcosa in modo gentile:
- Posso avere un bicchiere d’acqua per favore?
- Puoi aiutarmi ad apparecchiare?
Possiamo usare potere quando vogliamo chiedere il permesso:
- Posso usare la tua macchina stasera?
- Posso offrirLe qualcosa da bere?
 VOLERE
Vediamo la coniugazione del presente indicativo:
io
voglio
tu
vuoi
lui / lei
vuole
noi
vogliamo
voi
volete
loro
vogliono
 Il verbo volere può essere usato autonomamente: voglio un caffè; volete un caffè?.
Oppure può essere seguito da un verbo all’infinito esprimendo un’idea di volontà.
Si può usare per esprimere un desiderio:
Voglio andare in vacanza!
Vogliamo vivere su un’isola.
Oppure in frasi negative:
Non vogliamo discutere con te.
Non voglio vederti mai più!
In frasi interrogative si può usare per fare una richiesta:
Ragazzi, stasera volete andare a mangiare una pizza?
Vuoi bere un po’ di vino?
Vediamo la differenza tra potere e volere:
Vuoi venire con noi in biblioteca oggi pomeriggio? in questa frase si chiede se c’è la volontà, il desiderio di andare in biblioteca.
Puoi venire in biblioteca oggi pomeriggio? in questa frase si chiede se c’è la possibilità di andare in biblioteca.
DOVERE
Ecco il presente indicativo:
io
devo
tu
devi
lui / lei
deve
noi
dobbiamo
voi
dovete
loro
devono
 Il verbo dovere si può usare in modo autonomo con il significato di essere debitore, dovere restituire:
Ti devo un caffè! ti sono debitore di un caffè.
Luca mi deve dei soldi. Luca mi deve restituire dei soldi.
Può essere seguito da un verbo all’infinito e esprime una necessità:
Dobbiamo andare dal dottore.
Devo fare la spesa.
Può esprimere un obbligo:
Devi rispettare le leggi.
Non dovete bere alcolici quando guidate.
Il verbo dovere si può usare per dare consigli o suggerimenti:
Se vuoi dimagrire devi fare esercizio fisico.
Se ti piacciono le commedie devi assolutamente vedere questo film.
SAPERE
Anche il verbo sapere può avere un valore modale nel significato di "essere capace di".
io
so
tu
sai
lui / lei
sa
noi
sappiamo
voi
sapete
loro
sanno
 Il verbo sapere può essere usato in modo autonomo con il significato di conoscere: so l’italiano molto bene; sapete l’ora?.
Seguito da infinito assume il significato di "essere capace di":
Marta e Fatima sanno cucinare molto bene. Marta e Fatima sono capaci di cucinare molto bene.
Marco non sa nuotare. Marco non è capace di nuotare.
- Sapete fare questo esercizio? siete capaci di fare questo esercizio?
- No, non lo sappiamo fare. no, non siamo capaci. 
da Zanichelli.it

sabato 9 luglio 2011

Il "si" reciproco


Le tre forme plurali dei pronomi riflessivi ci, vi e si possono avere anche un senso di reciprocità.
Noi ci incontriamo tutti i giorni sull'autobus.
Voi vi parlate tutte le sere al telefono.
Loro si scrivono sempre.
Nei tempi composti si usa l'ausiliare essere e il participio passato concorda col soggetto.
Ci siamo incontrati tutti i giorni sull'autobus.
Vi siete parlati tutte le sere al telefono.
Claudia e Gloria si sono scritte sempre.

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