martedì 1 febbraio 2011

Lettura :Adozioni,storica sentenza Ue su gay "No a lesbica è discriminazione"



Rifiutare a una lesbica di adottare un bambino è discriminazione sessuale: lo ha stabilito la Corte europea dei diritti umani che ha condannato la Francia per aver impedito a una lesbica e alla sua compagna di adottare un figlio. Secondo la Corte, la donna è stata vittima di una discriminazione e ha subito una violazione del suo diritto alla vita privata. Le autorità francesi dovranno versarle 10mila euro per danni morali.
La sentenza, senza precedenti, potrebbe avere riflessi per altre adozioni gay in Europa. La vittoria di un'insegnante francese di scuola materna, dichiaratamente gay, davanti ai giudici di Strasburgo apre infatti nuove opportunità per gli omosessuali della Francia, ma anche di altri paesi membri del Consiglio d'Europa, soprattutto di quelli che già prevedono nel loro ordinamento l'adozione da parte dei single.
Il caso su cui si è pronunciata la Corte europea dei diritti dell'uomo è quello di una donna di 45 anni, E.B., che dal 1990 vive con una compagna di professione psicologa in una località del dipartimento francese del Giura. Di fronte al rifiuto opposto alla sua domanda di adozione dalle autorità locali competenti, E.B. ha avviato nel 1998 una battaglia legale, prima nel suo paese e poi davanti ai giudici europei che, riuniti nella Grande Camera, hanno riconosciuto, dieci contro sette, la violazione dell'articolo 14 (divieto di discriminazione) combinato con l'articolo 8 (diritto al rispetto della vita privata) della Convenzione europea dei diritti dell'uomo.
Inoltre, la Corte, undici voti contro sei, ha assegnato alla donna anche un indennizzo di 10mila euro per danni morali, oltre a 14.528 per le spese. Il no francese alla richiesta di adozione era stato motivato principalmente dall'assenza della figura paterna di riferimento e per il comportamento - definito "ambiguo" - della compagna della donna che non avrebbe mostrato interesse per l'adozione.
Nella sentenza, i giudici della Corte di Strasburgo hanno confutato entrambe le tesi ed hanno messo in evidenza che il rifiuto opposto a causa dell'orientamento sessuale della donna "costituisce una discriminazione", vietata dalla Convenzione europea per i diritti umani.
Il diritto francese, sottolineano i giudici europei, autorizza l'adozione di un bambino da parte di un single, "aprendo così la strada all'adozione da parte di una persona omosessuale". Inoltre, si legge nella sentenza, il codice civile resta "muto" sulla necessità di un referente dell'altro sesso. La Francia, fanno notare i giuristi, non dovrà quindi modificare la sua legislazione per adeguarsi alla sentenza di Strasburgo, ma piuttosto l'interpretazione e l'attuazione della normativa esistente.
Soddisfatta l'avvocato Caroline Mecary, che ha tutelato gli interessi dell'insegnante lesbica davanti alla Corte europea. "Si tratta di un risultato molto importante. Da oggi la Francia non potrà più rifiutare il suo consenso alla richiesta di adozione di tutti i single omosessuali. Ma la regola varrà anche per tutti gli Stati membri del Consiglio d'Europa in cui è prevista l'adozione da parte di persone singole", ha commentato.



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