Natale...una volta il Natale lo aspettavo e basta. Con le sue sfavillanti decorazioni, i suoi profumi, i suoi regali, ma allora ero una bambina, e si sa che il Natale è soprattutto dei bambini. Lo aspetto anche ora, seppure certo ha perso un po' della sua aura magica, ma lo aspetto da adulta, da adulta che sa che non è sempre Natale.
Ed ora mi chiedo da dove sia nato questo Natale. Voi lo sapete? Ve lo siete mai chiesto?
Di certo sapete la festa appartiene all'anno liturgico cristiano, in cui si ricorda la nascita di Gesù Cristo, che nella Cristianità occidentale cade il 25 dicembre, mentre nella Cristianità orientale viene celebrato il 6 gennaio, ma forse non tutti sanno che Natale non venne introdotto subito come festa Cristiana, ma che si dovette aspettare l'arrivo del Quarto secolo nell'Impero Romano, e anche più tardi nelle zone dell'Oriente.
C'è poi da dire che, come spesso accade, la tradizione cristiana di questa festività si intreccia con la tradizione popolare e soprattutto contadina. Basti pensare che prima del Natale venivano celebrate una serie di riti e feste legate al mondo rurale.
C'era la festa del Fuoco e del Sole, la festa della divinità della luce Mitra, perché era in questo periodo, che coincideva col solstizio d'inverno, cioè il giorno più corto dell'anno, che le giornate iniziavano ad allungarsi.
Nell'antica Roma, dal 17 al 24, si festeggiavano i Saturnali in onore di Saturno, dio dell'agricoltura, ed era un periodo dove si viveva in pace, si scambiavano i doni, venivano abbandonate le divisioni sociali e si facevano sontuosi banchetti. Gli stessi sontuosi banchetti che ora chiamiamo abbuffate natalizie e che danno origine poi alle mille diete smaltisci-abbuffate, che animano le pagine di tutti i giornali del mese di gennaio, Gazzetta dello Sport inclusa.
GASP, già me le sento aumentate le cosiddette maniglie dell'amore, che per quell'occasione si saranno trasformate in canotti più che in maniglie.
Quasi mi porto avanti ed una lacrimuccia da coccodrillo la faccio qui, che chissà che non mi siano più leggeri il panettone, il torrone al cioccolato e il tacchino ripieno.
Fu nel 274 d.C. che l'imperatore Aureliano decise che il 25 dicembre si festeggiasse il Sole, dalla qual cosa nacque la tradizione del ceppo natalizio, ceppo che nelle case doveva bruciare per dodici giorni consecutivi. Tale ceppo, che preferibilmente doveva essere di quercia, un legno propiziatorio, veniva osservato bruciare ed era dal suo modo di bruciare che si doveva ricavare il presagio di come sarebbe andato l'anno nuovo. Ed ecco a cosa dobbiamo il nostro “ceppo natalizio”, ai nostri giorni trasformatosi nelle luci e nelle candele che addobbano case, strade ed alberi.
Ed è così che arriviamo ai giorni nostri, in cui il nostro Natale deriva da tradizioni borghesi del secolo scorso, con simboli e usanze, sia di origine pagana, che cristiana. Ed ecco che il Natale è anticipato dalla vigilia, che dovrebbe essere una giornata di digiuno e di veglia in cui ci si prepara ai festeggiamenti delle feste che proseguiranno fino all'Epifania, che come recita una filastrocca, tutte le feste si porta via.
Ma non crediate che il nostro scintillante Natale aspetti il 25 dicembre per vestirsi! Eh no, lui è vanitoso e già dai primi giorni di dicembre incomincia ad ammantarsi sontuosamente. Nelle case viene allestito un presepe (o presepio), specie nei paesi meridionali, o un albero, di tradizione più nordica. Il presepe rappresenta la scena della nascita di Gesù, realizzata per mezzo di statuine di materiale vario, e tradizionalmente preparato nelle case e nelle chiese nel periodo tra il Natale e l'Epifania. La scena tradizionale ha i suoi elementi principali nella grotta o nella capanna, dove una mangiatoia accoglie Gesù bambino, con a lato la Madonna, San Giuseppe, il bue e l'asinello, e al di fuori pastori e pecorelle, l'Arcangelo Gabriele, l'arrivo dei tre Re Magi, il tutto su un tappeto di muschio e sotto un cielo di stelle, tra cui la luminosa stella cometa.
E l'abete, vero o finto, si riveste di luci, di palle colorate di ogni materiale e forma, di fili dorati, argentati, o colorati, e adorna la sua cima con un ricco puntale, quasi fosse il suo diadema. E sotto i doni, le carte colorate, i profumi, i dolci tipici, ma anche una gran frenesia e un eccessivo consumismo, a volte, che in parte rischiano di render meno bello il Natale.
Ed eccoci alle prese con il famoso pranzo di Natale; quello che ci tiene inchiodati per ore a tavola e viene consumato in casa, con i parenti, di solito a base di carne con ricette variabili a seconda delle tradizioni e della cucina dei vari paesi. Abbiamo anche una ricchezza di dolci preziosi e prelibati, che spesso ricordano simboli solari o delle tradizioni rurali.
Che meraviglia la collina bruna che è simbolo della mia città natale: il panettone di Milano! Con la sua uvetta, i suoi canditi e la sua pasta corposa. Ma non disdegnerei neppure quella meravigliosa e soffice stella rivestita di zucchero a velo, che è il Pandoro.
E chi più ne ha più ne metta, e vivetelo il più sereni possibile questo vostro Natale, E godetevi il buon cibo, ma soprattutto la compagnia di chi amate. Se avete bambini state con loro il più possibile. Ce li godiamo così poco i nostri bambini! E non fatevi prendere la mano dal consumismo, dallo stress del cercare il regalo impossibile. Godete dei profumi, delle atmosfere e fatevi un regalo di meno, ma fate un piccolo gesto, tanto per ricordare il senso cristiano del Natale. No, nessuna elemosina, nessun buonismo per lavarci la coscienza, ma solo un piccolo gesto che per qualcuno abbia senso. Solo così sarà un buon Natale. BUON NATALE A TUTTI! Ovunque vi troviate.
da http://www.expatclic.com
Pescara, Italia
Dicembre 2004
Nessun commento:
Posta un commento