martedì 11 gennaio 2011

Come mangiano gli italiani


E chi è equilibrato a tavola si dichiara anche più felice
Solo 4 italiani su 10 mangiano «bene»
Un'indagine suggerisce che solo il 41% segue un'alimentazione sana. Il 42%, al contrario, fa parte degli «incontinenti alimentari»
STRU

MILANO - Gli italiani sanno bene cosa vuol dire mangiare in maniera corretta e salutare. Eppure, continuano ad avere un'alimentazione squilibrata, fatta di troppo cibo e di poca attenzione alla salute.
Gli italiani che seguono un'alimentazione sana ed equilibrata non superano il 41% (19,9 milioni su 45,4). Lo indica un'indagine demoscopica commissionata da Alixir (marchio del gruppo Barilla) e svolta alla fine di giugno 2007 da Astra Ricerche tramite 1.001 interviste telefoniche a un campione rappresentativo della popolazione italiana 18-79enne. Secondo la ricerca una quota quasi identica di connazionali (42%) sarebbe rappresentata da «incontinenti alimentari», che sanno cosa, quando e come dovrebbero mangiare e bere, ma non riescono a farlo.
«SAPPIAMO MA NON FACCIAMO» - Secondo l'indagine quasi tre italiani su quattro sono certi dei benefici di un'alimentazione sana: per il 72% degli intervistati mangiare bene significa evitare malattie cardiocircolatorie, invecchiare meglio e più tardi (69%), e prevenire e ridurre gli effetti del diabete (68%). Eppure, più della metà (54%) riconosce senza difficoltà di mangiare troppo e in modo squilibrato: i «peggiorì» sono soprattutto i giovani e gli abitanti di Roma, che si conferma Capitale anche della sregolatezza.
«GODIAMOCI LA VITA» - Il motivo? Quasi un italiano su due (46%) spiega che è meglio «vivere un pò meno essendo felice, piuttosto che vivere più a lungo essendo triste e depresso». Questo perchè mangiare rimane uno dei maggiori piaceri della vita (43%), mentre per quasi un intervistato su quattro il cibo è una tentazione a cui è difficile resistere. Eppure, il 21% degli italiani ha detto di dover seguire una dieta prescritta dal medico di famiglia o da uno specialista, proprio per problemi di salute. Di questi, solo 4 su 10 si attengono del tutto o molto alle prescrizioni alimentari ricevute, il 19% lo fa solo un pò, il 38% quasi per nulla. Insomma, quando si parla di mangiare, per gli italiani tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare.
LE «CATEGORIE» - La ricerca ha anche incasellato gli italiani in quattro gruppi relativamente al loro atteggiamento verso l'alimentazione:
• gli indifferenti (un settimo della popolazione e cioè 6,7 milioni su 45,7), privi di ogni sensibilità al tema dell'alimentazione;
•i monacali (13% e 5,7 milioni), duri con se stessi e perfettamente in grado di contenersi - a tavola e non - ma anche favoriti dal loro scarso amore per il cibo;
• i mangioni, di solito informati di quel che dovrebbero mangiare o non mangiare (e quanto e come) ma incapaci di controllarsi e spesso bisognosi di essere aiutati a trovare un accettabile compromesso tra le esigenze del piacere e quelle della salute (42% e 19,1 milioni)
• gli equilibrati (31% e 14,2 milioni), forti e sicuri di sé, positivi e di successo, informati e razionali, coerenti col «dover essere» e perciò capaci di godere di un'alimentazione equilibrata e sana senza rinunciare ai piccoli piaceri della vita, ma senza eccessi: aiutati, senza dubbio, dal buon reddito, dalle ottime scolarità e cultura, dall'esperienza di vita (si concentrano infatti al di sopra dei 35 anni, vivono prevalentemente nelle aree provinciali del Nord. Giocano a loro favore l'estroversione allegra (ma non esorbitante come quella dei Mangioni), l'assenza di cupezza (propria invece dei Monacali), la consapevolezza (ignota agli Indifferenti). Con un'aggiunta chiave: la dichiarata felicità personale è maggiore tra gli Equilibrati, i quali - per la prima volta in una ricerca sociale in Italia - risultano più soddisfatti della propria esistenza, anche perché riescono a equilibrare un'allegria edonistica con uno stile di vita e alimentare né compulsivo né auto-dilapidatorio. 
Tratto da Il Corriere della Sera - Milano
http://www.corriere.it/Rubriche/Salute/Medicina/2007/09_Settembre/26/indagine_alimentazione.shtml

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