I nomi comuni indicano uno o più individui, senza distinguerli dal resto della specie: donna, città, fiume.
I nomi propri si riferiscono a un determinato individuo, isolandolo dal resto della specie: Daniela, Roma, Senna. Vanno scritti con maiuscola iniziale.
Il nome proprio non ha plurale, tranne quando indica una famiglia: gli Scipioni.
Al nome proprio vanno assimilati i cognomi, gli pseudonimi, i soprannomi, i nomi patronimici.
Il cognome va sempre posposto al nome. Da evitare la consuetudine burocratica dell’appello per ordine alfabetico: Giovanni Pascoli, non Pascoli Giovanni.
Nomi femminili e maschili
I nomi propri di persona uscenti in a sono quasi sempre femminili; quegli uscenti in o sono quasi sempre maschili. Eccezioni: Vania, Leònida, Andrea, Enea, Nicola sono maschili; Ero, Saffo sono femminili.
I nomi comuni uscenti in a sono quasi sempre femminili, e quegli uscenti in o sono quasi sempre maschili, ma anche qui troviamo eccezioni:
nomi maschili uscenti in a: il poeta, l’aroma, il pirata, il pilota, il boia, il vaglia, il boia, il problema, l’elettrocardiogramma, lo stemma
nomi femminili uscenti in o: la mano, la radio, l’eco (ma gli echi), la dìnamo, la viràgo, la moto, l’auto.
Alcune grammatiche attribuiscono a soprano e contralto il genere maschile, altre il femminile. L’uso sembra favorire il genere femminile: la contralto, la soprano.
Per i nomi in e, i, u non ci sono regole: l’alibi (maschile), l’analisi (femminile), il brindisi, la metropoli, il ponte, l'automobile (la automobile), la morte, la virtù, il tutù: tuttavia la maggior parte dei nomi in i è femminile: la crisi, la tisi, l’arteriosclerosi.
Ci sono nomi che hanno la stessa forma al maschile e al femminile: il cantante-la cantante, l’insegnante-l’insegnante, il docente-la docente, il farmacista-la farmacista, il suicida-la suicida, il barista-la barista, il preside-la preside, il nipote-la nipote, il custode-la custode, il parente-la parente.
Per i titoli accademici e i nomi indicanti una carica, si va ormai generalizzando l’uso del maschile: avvocato, presidente, sindaco, medico, ministro e perfino professore si usano per designare sia donne che uomini, forse perché alcune forme femminili (medichessa, sindachessa) hanno un senso piuttosto scherzoso o addirittura ironico.
Altri nomi hanno solo il femminile: la spia, la vedetta, la sentinella, la guardia.
In pochi casi si adopera indifferentemente il maschile o il femminile: il lepre-la lepre, il tigre-la tigre, il serpe-la serpe (come in spagnolo el mar-la mar, el sartén-la sartén: cioè il tigre e la tigre possono venire usati indifferentemente per riferirsi sia a un animale maschio che a un animale femmina)
Casi particolari:
maschio-femmina, uomo-donna, marito-moglie, genero-nuora, compare-comare, frate-suora, fratello-sorella, abate-badessa, doge-dogaressa, fante-fantesca, re-regina, czar-czarina, eroe-eroina, dio-dea, celibe-nubile, pecora-montone, maiale-scrofa, leone-leonessa, bue-vacca, cane-cagna, daino-damma, camoscio-camozza, gallo-gallina, possessore-posseditrice, difensore-difenditrice, rettore-reggitrice, invasore-invaditrice, uccisore-ucciditrice, percussore-percotitrice, motore-motrice.
False coppie
il baleno-la balena, il fronte-la fronte, l’arco-l’arca, il manico-la manica, il foglio-la foglia, il collo-la colla, il carico-la carica, il pianeta-la pianeta, il palo-la pala, il capitale-la capitale, il lancio-la lancia, il fine-la fine, il pieno-la piena, il boa-la boa, il maglio-la maglia, il galero-la galera, il modo-la moda, il legno-la legna, il buco-la buca, il pozzo-la pozza, il midollo-la midolla, il fosso-la fossa, il camerata-la camerata, il fonte-la fonte, l’oste-l’oste.
Nessun commento:
Posta un commento